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Commercio fra Svizzera e USA

Aumento dei dazi sull’export svizzero

Lo scorso 3 aprile, il Consiglio federale ha preso atto dell’introduzione di dazi doganali su larga scala da parte del governo statunitense, che colpiscono tutti i suoi partner commerciali, inclusa la Svizzera. Le autorità elvetiche hanno annunciato che analizzeranno in dettaglio le nuove misure e i loro effetti sull’economia nazionale. Sono già stati attivati contatti sia con i settori economici interessati, sia con le controparti statunitensi. Inoltre, il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) d'iniziare i preparativi per un eventuale accordo bilaterale con gli Stati Uniti.

I dazi annunciati da Washington variano in funzione del disavanzo commerciale dei singoli Paesi con gli USA. Per la Svizzera, ciò significa che tutte le esportazioni saranno soggette a dazi doganali pari al 31% o 32% all’entrata negli Stati Uniti. Tali percentuali risultano significativamente superiori rispetto a quelle imposte ad altri partner economici con strutture simili: 20% per l’UE, 10% per il Regno Unito e 24% per il Giappone. Il Consiglio federale ha espresso perplessità riguardo ai criteri alla base di tali decisioni statunitensi e ha dichiarato che cercherà di chiarire eventuali fraintendimenti durante i prossimi colloqui con le autorità americane, con l’obiettivo di trovare una soluzione condivisa.

Nello specifico, dal 5 aprile è stato applicato un dazio supplementare del 10% sulle esportazioni svizzere, al quale si è aggiunto un ulteriore 21% a partire dal 9 aprile. Tra i prodotti più colpiti figurano macchinari, orologi, diversi articoli agricoli, così come capsule di caffè, cioccolato, formaggi e bevande energetiche. Al momento, l’industria farmaceutica è esclusa da questi provvedimenti, anche se sono attese ulteriori decisioni al riguardo.

Secondo le previsioni congiunturali pubblicate il 18 marzo dal gruppo di persone esperte della Confederazione, la crescita economica della Svizzera per il 2025 e il 2026 era già stimata al di sotto della media. L'annuncio dei dazi statunitensi del 2 aprile ha reso ancora più concreta la possibilità che l’economia svizzera cresca a un ritmo inferiore rispetto a quanto previsto. Le ripercussioni negative sono attese non solo per effetto diretto dei dazi sulle esportazioni, ma anche per un possibile rallentamento dell’economia globale.

Alla luce di questi sviluppi, il Consiglio federale ha chiesto alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) di analizzare con attenzione le conseguenze dei dazi, di monitorare l’evoluzione della situazione e di proporre eventuali contromisure, a seconda dell’impatto sull’economia nazionale.

Le imprese esportatrici svizzere sono invitate a rivolgersi alle autorità doganali statunitensi competenti (US Customs and Border Protection, www.cbp.gov/trade) per informazioni vincolanti in merito all’applicazione concreta dei nuovi dazi. È inoltre raccomandato di coordinarsi con importatori, spedizionieri doganali e associazioni di categoria negli Stati Uniti. Ulteriore supporto è fornito dal servizio ExportHelp di Switzerland Global Enterprise (S-GE).

Tradizionalmente, la Svizzera ha sostenuto un commercio internazionale aperto, fondato su regole stabili e trasparenti. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo partner commerciale del nostro Paese dopo l’Unione europea. Il commercio bilaterale si è sviluppato dinamicamente negli ultimi anni, mantenendo nel complesso un equilibrio: gli USA presentano un surplus nei servizi, mentre la Svizzera registra un avanzo nelle esportazioni di beni.

Tale avanzo non è attribuibile a pratiche scorrette: già dal 1° gennaio 2024 la Svizzera ha abolito tutti i dazi industriali, e il 99% dei beni provenienti dagli Stati Uniti entra nel Paese in esenzione doganale. Inoltre, la Confederazione non fornisce sussidi distorsivi al mercato. L’eccedenza commerciale svizzera è riconducibile soprattutto alle esportazioni chimico-farmaceutiche e al commercio dell’oro. Gli Stati Uniti restano il primo Paese destinatario degli investimenti diretti svizzeri.

Negli ultimi vent’anni il volume del commercio bilaterale è quadruplicato. La Svizzera è il sesto investitore straniero negli Stati Uniti e il primo per quanto riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo riflette la lunga tradizione di presenza elvetica nell’industria chimico-farmaceutica e il forte impegno in R&S sul territorio statunitense.

Il Consiglio federale intende proseguire nella direzione di relazioni economiche bilaterali forti e stabili, riaffermando la sua posizione a favore dell’apertura dei mercati. Un’escalation dei contrasti commerciali non è nell’interesse della Svizzera. Eventuali contromisure, infatti, aggraverebbero i costi per le imprese rossocrociate, soprattutto per quanto riguarda le importazioni dagli USA. Per questo motivo, al momento non è previsto alcun intervento di ritorsione. In linea con la propria strategia di politica estera ed economica esterna, la Svizzera continuerà a diversificare le sue relazioni commerciali, rafforzando i legami con tutti i partner internazionali.

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